Strana frutta

Vi racconto una storia, la storia di una canzone che ho riscoperto in questi giorni. Strange fruit, appunto. Strana frutta. Una canzone controversa, che nel ’39, l’anno in cui Billie Holiday la inserì nel proprio repertorio, fu dichiarata dal Time Magazine propaganda in musica, per poi essere, sessant’anni dopo, sempre dallo stesso Time, classificata come la canzone del ventesimo secolo.

Southern trees bear strange fruit
Blood on the leaves
Blood at the root
Black bodies swinging in the southern breeze
Strange fruit hanging from the poplar trees

Billie Holiday inizialmente era incerta se inserire questa canzone nel proprio repertorio, così lontana dalle cose che era solita cantare, dal jazz elegante che l’aveva portata, a ventiquattro anni, al Café Society del Greenwich Village. Strange Fruit non è una canzone qualsiasi, ma una straziante poesia dedicata alle vittime del sanguinoso razzismo nei confronti dei negri d’america, ispirata a Meeropol dalla foto dei corpi senza vita di A. Smith e T. Shipp, vittime di un linciaggio nell’Indiana del 1930, appesi ad un albero. Strana frutta.

Pastoral scene of the gallant south
The bulging eyes and the twisted mouth
The scent of magnolia sweet and fresh
Then the sudden smell of burning flesh

Il contrasto fra il profumo dolce delle magnolie e l’odore acre di carne bruciata sembra farsi strada fisicamente nelle narici dell’ascoltatore, trasportato dalla voce intensa ed elegante di Billie Holiday, dalle orecchie allo stomaco senza pausa, senza interruzione.

Here is a fruit for the crows to pluck
for the rain to gather
for the wind to suck
for the sun to rot
for the tree to drop
Here is a strange and bitter crop

Quasi li vedo, questi frutti, straziati dai corvi, inzuppati dalla pioggia, rinsecchiti dal vento, macerati dal sole finché l’albero non li farà cadere. Volti come mele avvizzite. Un raccolto strano e amaro. Pochi altri si sono misurati con questo brano difficile e controverso, dalla melodia cupa e dalle parole amare, che riescono a rivestire di poesia anche un tema così repellente come il linciaggio. Tra le versioni che conosco segnalo quella, martellante e coinvolgente, di Sting e Gil Evans live a, credo, Umbria Jazz.

[Originariamente postato a casa del mio amico XarFace]

6 pensieri riguardo “Strana frutta

  1. C’e’ anche una versione dei Twilight Singers di Greg Dulli sull’album di cover “She loves you” nel quela suona pure il Manuel Agelli.
    Cioe’ mica pizza e fichi.

  2. Sono tre anni che sto facendo una ricerca su questa canzone (è stato l’argomento della tesina del mio esame di maturità). Sinora ho collezionato 39 versioni differenti di Strange Fruit; l’hanno incisa gli artisti più diversi: Sting, Jeff Buckley, Diana Ross, Dee Dee Bridgewater, Cassandra Wilson, Carmen McRea, Nina Simone, Tori Amos…
    Per me però la versione migliore è quella originale di Billie Holiday dell’aprile 1939: è semplicemente perfetta!
    E’ interessante non solo la vicenda che ha portato Strange Fruit ad avere un’eco così duratura, ma anche conoscere le vite di Billie Holiday e dell’autore della canzone (in origine una poesia) Abel Meeropol (ebreo comunista, perseguitato per questo dall’FBI per tutta la vita e costretto a firmare le sue opere con lo pseudonimo Lewis Allan).
    Esiste un libro – tradotto anche in italiano – del giornalista americano David Margolikincentrato sulla storia di questa canzone .
    Solo un consiglio: ‘Strana frutta’ è veramente una traduzione pessima! Di solito viene tradotta come ‘Strani frutti’.
    Ciao!

  3. hehe, Agostino, la traduzione era un mezzo gioco di parole; il concetto dei cadaveri appesi agli alberi come macabri frutti è comunque difficile da rendere in italiano, poi è quasi solo questione di gusti e/o di provenienza regionale. Questa canzone e la storia dei personaggi che la circondano è davvero interessante. Ciao a te!

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