Il piacere di leggere

Oggi osservavo la mia nipotina impegnatissima nei suoi primi tentativi di lettura e mi veniva da sorridere guardando il suo musetto imbronciato nello sforzo di riconoscere le singole lettere sul foglio davanti a sé e di dare loro un significato compiuto. Ad un certo punto ha sollevato lo sguardo e mi ha detto, tutta seria: “questo non riesco a leggerlo, a scuola siamo arrivati solo fino alla G”.

Ripensavo a quando ho imparato a leggere io. Ero parecchio più piccina di lei, e ricordo solo che quasi costrinsi mio padre ad insegnarmi, perché mi sembrava una specie di magia, quel suo guardare quei segnetti fitti sulle pagine del suo giornale e ricavarne informazioni. Mi mettevo seduta in silenzio di fianco a lui cercando di carpire il segreto. Questa cosa gonfiava d’orgoglio il petto del mio papà, che cominciò, come per gioco, ad insegnarmi a riconoscere le lettere e a farle diventare parole e poi frasi, dando il via ad una passione che non si è più spenta. Da allora, leggere è diventato un passatempo, un bisogno, quasi una mania. Le leggende familiari tramandano racconti surreali di una me bambina che in autobus, in spiaggia, ovunque ci fosse qualcosa da leggere, ne declamava a gran voce il contenuto, tra gli sguardi un po’ stupiti di chi stava intorno. Per parte mia, ricordo le nottate passate a leggere con la lampadina tascabile sotto alle coperte, per evitare che la luce mi tradisse filtrando sotto la porta della mia cameretta.

Il caso mi ha regalato la possibilità di riprovare quelle sensazioni in età adulta. I primi tentativi di leggere un giornale tedesco non erano dissimili da quelle prime lezioni di lettura da parte del mio papà: la frustrazione di riconoscere le lettere, ma non riuscire a formare parole di senso compiuto, la soddisfazione di riconoscere con fatica una parola e poi una frase, dare un senso compiuto ai segni. La gioia interiore, l’emozione, anni dopo, nel leggere libri a me cari in lingua originale ed essere finalmente in grado di apprezzarne le sfumature linguistiche mi hanno offerto momenti indimenticabili. E questo viaggio nelle parole si rinnova ogni giorno, in forme e modi diversissimi tra loro, ma regalandomi sempre e ancora tante emozioni.

7 pensieri riguardo “Il piacere di leggere

  1. e poi imparare a leggere i segnali del vento, i tipi di nuvole, il comportamento degli animali ( anche quelli che fanno politica ovviamente 🙂 ), il tono della voce, l’espressione di un viso… provare a leggere il mondo. E sentirsi un tutt’uno con l’universo, chiudere gli occhi per volare e centrare lo spigolo dell’armadio. Li mortacci sua.

  2. C’è stato un tempo in cui volevo imparare il tedesco solo per rileggere in originale “I dolori del giovane Werther” e “Le affinità elettive”.

  3. otto!! rotfl…

    Andrea, letturine facili facili, insomma… io volevo – sopra ogni cosa -rileggere Thomas Mann (soprattutto “I Buddenbrooks”) e Kafka. Ma mi ci sono voluti anni, prima di poterlo fare. Però, poi, che soddisfazione…

  4. Placida, per rispondere degnamente a questo tuo commento, col quale concordo assolutamente, (mi) ci vorrebbero pagine… leggere significa saper accogliere, voler capire e fare in qualche modo proprî concetti e pensieri altrui. Significa aprire sé stessi e la propria mente nei confronti degli altri, è un bisogno che nasce dalla curiosità di conoscere il mondo che ci circonda, le persone di cui è popolato, realtà anche diversissime dalle nostre. È una porta sul mondo. Almeno per me. E il lettore ne esce sempre in qualche modo più “ricco”.

    Scrivere è un’altra delle mie passioni, ma è molto più egoistica, autistica. Si scrive per esprimere sé stessi, innanzitutto. Poi vengono gli altri. Spesso ho sentito dire: “non ho tempo per leggere, io scrivo”. Ecco, io scrivo volentieri. Ma non così volentieri da non sentire il bisogno di leggere. E se dovessi per qualche motivo scegliere, sceglierei sicuramente la lettura.

  5. Bellissime parole le tue, anche a me piace leggere per apprendere e per capire, unico rammarico è non saper esprimere in modo adeguato le mie sensazioni, i miei pensieri anche se mi piacerebbe farlo. 😉

  6. G, mi sembra che tu ci riesca benissimo… le parole adeguate in assoluto non esistono, le sensazioni sono le tue e il tuo modo di esprimerle è l’unico ad esse adeguato. Se mi chiedessi ogni volta se le mie parole sono adeguate, non saprei dove trovare il coraggio di postare… 😉

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