Come sei diventato un blogger?

Chi mi conosce sa che meme e cordate varie non fanno per me, lui mi conosce da poco e, temerario, mi ha nominata. Non mi sottraggo come ho invece fatto altre volte, perché tutto sommato l’argomento non mi dispiace e poi ho voglia di chiacchierare; non passo la palla ad altri, perché non è nelle mie corde.

Chi o cosa ti ha spinto a creare un blog?

Galeotta fu la Viscontessa, credo di averlo già scritto, che a suo tempo mi trascinò nel vortice di OCE, allora una comunità molto vivace e decisamente atipica. Per motivi ormai obsoleti mi trovai ad inventarmi un nuovo nick su due piedi, mi venne in mente il nome che anni prima avevo dato alla mia vespa, Isadora. Non particolarmente originale, come scoprii in seguito, ma per un rebranding, ormai, è un po’ tardi. Un commento, due, l’accesso come autrice su OCE: il blog, che prima mi era parso un passatempo un po’ stupido per adolescenti rincoglioniti, diventò in poco tempo un’occupazione fissa, tanto da spingermi a desiderarne uno tutto mio. Detto, fatto: nacque la prima versione di “…a casa di Isa” su un server del caro Fabbrone, poi trasferito qui per motivi di comodità (il blog, non Fabbrone).

Ormai sono passati due anni e, anche se nel frattempo ne sono successe di tutti i colori e non sempre ho il tempo che vorrei per dedicarmici, non riesco ad immaginare di abbandonare, anzi: da poco ho deciso di aprire uno spazio strettamente dedicato alla piattaforma che mi ospita, un po’ per rispondere a quesiti che mi venivano posti da più parti, un po’ per avere un raccoglitore per tutte quelle informazioni utili anche a me che altrimenti sarebbero irrimediabilmente andate perse. È un’esperienza interessante, c’è meno dialogo che qui (anche meno traffico), il pubblico è molto più eterogeneo ed io imparo un sacco di cose e dò una bella spolveratina al mio italiano “tecnico” (che è in uno stato pietoso). Sono diventata blogger per divertimento, per passione, anche un po’ per lavoro, nel senso che il blog mi aiuta a rimanere al passo con tecnologie che al momento in ambiente lavorativo non vengono sfruttate e, non da ultimo, per mantenere un contatto con il mio paese d’origine, molto più intenso di quello che potrei avere solo con qualche visita di pochi giorni all’anno.

Il tuo primo post?

Su OCE, ancora oggi uno dei post che ritengo meglio riusciti, su uno dei miei temi preferiti, la commistione fra scienza ed arte. Il titolo, come non detto: “È arte?“.

Il post di cui ti vergogni di più?

Io ho la faccia come il c, non mi vergogno praticamente mai.

Il post di cui sei più fiero?

Be’, i post sono come i figli, ogni scarrafone… a tutt’oggi i miei preferiti però si trovano tra le pieghe degli archivi e risalgono al periodo ociano. Uno molto carino, scritto dopo una sonora arrabbiatura a causa di una discussione che esula dal tema di questo post, e che sortì un effetto tutto diverso dal previsto, è “La calza smagliata“, ma ne avrei una lista lunga un chilometro.

8 pensieri riguardo “Come sei diventato un blogger?

  1. ti invidio un po’ che non ti vergogni mai, io spesso: non di quello che scrivo ma di altro (nella vita) sì. Cioè, è pudore, lo proteggo, non è che mi vergogno. Purtroppo non faccio così tanti peccati che mi vergono..
    🙂

    Cmq, buon compleblog!

  2. Ciao boh, il compleblog è il 3 di ottobre 🙂 ma gli auguri li prendo lo stesso :-*
    Per quanto riguarda il vergognarsi, be’, diciamo quasi mai, con l’età poi sto peggiorando…

    Lore, no, nessun danno. I meme non sono la mia passione, tutto qui. (Credo che questo sia il secondo a cui partecipo.)

  3. Attivissima! Sarebbe bello chiedere però: come e quando credi che terminerà quest’avventura?… sempre che sia destinata a finire… ovviamente.
    Un saluto.
    Ma.Ma.

  4. mhm. di solito non comincio le cose pensando a come e quando finiranno. Diciamo che un blog come questo può finire in ogni momento. I momenti di stanca ci sono, talvolta perché la vita è impegnativa, talvolta perché è il dialogo qui ad esserlo. Un blog tecnico, invece, è potenzialmente immortale, perché non ci sono emozioni od opinioni in gioco e scrivere un howto è una roba di pochi minuti (a meno che non ci siano tante immagini), quindi il limite è solo il proprio sapere. Altre cose, come aNobii, dopo pochi giorni d’entusiasmo, sono morte di fronte ai limiti del mezzo: direi che forse il settanta per cento dei miei libri non ha un isbn ed il sistema per renderli noto alla piattaforma è macchinoso. Molti isbn hanno la copertina sbagliata, i nomi degli autori e così via. Ecco, il bello del blog è che lo faccio e lo disfo come pare a me.

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